Il Parco e la villa Negrotto Cambiaso

Arenzano vanta uno dei più bei giardini storici della Liguria, direttamente affacciato sul mare, il giardino della Villa Negrotto Cambiaso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Particolarmente elegante, anche se più tarda rispetto all’impianto del parco (primo quarto del XX sec.),  è la serra in ferro e vetro, opera dell’architetto Lamberto Cusani, che si ispirò a esempi ottocenteschi francesi e inglesi.

La serra liberty, in vetro e ferro, posizionata nel parco di Arenzano  è una delle location più suggestive e adatte a shooting fotografici (vedi servizio), eventi privati, mostre, mercatini. E’ un grande spazio, dall’identità inconfondibile, l’antica serra del parco  con una superficie di circa 350 Mq, che  conserva intatti  tutti gli arredi.

E’ sviluppato su un solo livello, con ingresso centrale, dove è presente una vasca, e due ali laterali, al fondo delle quali si accede alle aree prative del parco.

Contrasti di elementi architettonici da giardino ed elementi di raffinato design di stile liberty (la serra è stata costruita negli anni Trenta dall’arch. Lamberto Cusani secondo lo stile della serra inglese) danno un tocco di classe ed eleganza, mentre i giochi di luce, di altezze e di geometrie completano l’intensa emozionalità di questo locale situato sul mare. Tutto quello che troverete qui è avvolto da estrema bellezza ed ha un fascino coinvolgente e suadente.

 howtospendit_copertinasett2016Il parco Negrotto Cambiaso di Arenzano con la serra monumentale liberty, unica nel suo genere,  offre i propri spazi ad agenzie di pubblicità, agenzie fotografiche, location scouting, case di produzione e centri media che intendono realizzare format, spot pubblicitari, shooting fotografici e riprese video in un ambiente suggestivo ed unico.

Per appuntamenti, visite e sopralluoghi si prega di fissare un appuntamento telefonando al n. 0109138201  o scrivendo una mail all’indirizzo email: cultura@comune.arenzano.ge.it

 

 

 

 

 

Al valore architettonico- ompositivo del parco si aggiunge il valore botanico, dovuto alla presenza di specie non comuni o addirittura rare, in Liguria: il cipresso calvo, l’erytrina cristagalli, il cefalotasso, la criptomeria nella varietà elegans, la tuia gigante. Diversi esemplari inoltre, data la loro annosità, hanno raggiunto dimensioni imponenti. Fra questi i pini, i platani, le magnolie, le canfore, la sofora, le palme, le sughere, i cipressi ed il grande cedro del Libano, vero e proprio monumento verde, che fa bella mostra di sé sulla pelouse erbosa nella parte bassa del parco.

Storia del complesso Villa Negrotto Cambiaso e Parco Comunale

(Relazione a cura dell’Arch. C. Mandirola)

La villa : cenni storici sulla sua origine

Nei primi anni della seconda  metà del XVI secolo (1558) il marchese Tobia Pallavicino acquistò  un vasto possedimento nel territorio di  Arenzano. Sorgeva al suo interno, in posizione privilegiata e dominante,  una torre risalente al XIII secolo e sull’area immediatamente circostante ad essa il Marchese Tobia fece edificare la propria villa e l’antica costruzione divenne così parte del nuovo edificio.

Quest’ultimo, riconducendosi ad una tipica tradizione del patriziato genovese, nacque come dimora estiva suburbana acquisendo nello stesso tempo la funzione di centro di produzione agricola. L’edificio, infatti, che architettonicamente presentava un carattere compatto  dominato dalla preesistente torre, risultava essere circondato non da un giardino in forme monumentali  ma bensì da un’orditura regolare di campi  che  s’interrompeva solo in prossimità del suo prospetto rivolto a Ovest. Qui sul terrazzamento che ancor oggi si può vedere  era organizzato il vero e proprio giardino, assai minuto rispetto all’ intera estensione della proprietà , del cui assetto originario  non si ha memoria.

Dal punto di vista formale i campi ordinatamente coltivati creavano tuttavia una sorta di “giardino”, il quale seppur utilitaristicamente concepito, determinava l’amenità del sito.

La torre di pianta quadrata si elevava per circa 21 metri corrispondenti oggi al piano di apertura delle trifore del piano loggiato. Il corpo massiccio fù edificato con l’utilizzo di pietrame e impasti di calce e arena con notevoli spessori dei muri perimetrali alla base della torre.

Nella seconda metà del cinquecento venne costruita la villa padronale di notevoli dimensioni collocata davanti alla torre e distaccata dalla stessa di qualche metro della stessa altezza della torre costituendo con essa un unico complesso.

Il  restauro della villa e la creazione del parco

La situazione rimase immutata sino al 1880, anno in cui la marchesa Luisa Sauli Pallavicino decise di rinnovare la villa e di creare sulle aree ad essa circostanti   un’ ampio parco.

La scelta  del   progettista ricadde sull’architetto Luigi Rovelli che  aveva da poco realizzato in Arenzano e con felice esito  un progetto assai simile  a quello che Luisa  era desiderosa di vedere attuato , la ristrutturazione della villa con la creazione dell’annesso parco per il conte Eugenio Figoli Des Geneys.

Analogamente al citato intervento il Rovelli  conferì alla villa l’aspetto di un turrito castello, seguendo l’influsso della moda del tempo che voleva residenze di villa rinnovate sulla base di modelli architettonici e decorativi del passato.

Quale indispensabile completamento all’intervento sulla villa , nacque  il parco. Realizzato in un ‘epoca  in cui le tematiche del giardino paesistico erano state ampiamente indagate e prese a modello , e la loro applicazione si avviava  verso una ripetizione puramente di maniera , il parco presentava una impostazione di impianto basata ancora su ondulazioni del terreno , percorsi sinuosi, vaste aree prative concluse da quinte di vegetazione; con l’inserimento di numerosi manufatti  caratteristici di tale tipologia di giardino e di essenze esotiche di pregio botanico, traendo ispirazione da analoghi esempi già realizzati o dalla consolidata manualistica.  Dall’insieme cioé di quelle opere italiane e straniere, che rappresentarono un valido aiuto per gli architetti nella progettazione del giardino paesistico. In tali manuali, infatti, erano raccolte una serie di indicazioni utili alla realizzazione di giardini e parchi, che andavano dalla scelta del luogo, a nozioni botaniche, idrauliche, architettoniche, scenografiche. Molti di loro riportavano, alla stregua di campionario, esempi di edifici ed elementi di arredo, nonché ambientazioni scenograficamente concepite alle quali ricondursi.

La villa, visivamente e distributivamente posta in posizione centrale, vide organizzate al suo intorno la totalità delle percorrenze e delle aree scenograficamente composte.  Il suo  collegamento  con l’esterno fu affidato  ai due viali principali sulla cui rettilineità s’inserirono gli andamenti sinuosi dei rimanenti  percorsi, modulati dimensionalmente secondo le esigenze distributivo – compositive e definiti spazialmente dagli elementi arborei ed arbustivi disposti lungo  il loro tracciato.

Al terreno fu conferito , attraverso operazioni di scavo e movimenti di terra , un andamento contemporaneamente artefatto e naturale. Una sorta di spirale che partendo dalla quota massima, quella del terrazzamento posto alle spalle dell’edificio, scendeva avvolgendo la villa sino a portarsi alla più bassa zona pianeggiante  posta a sud.

Dal terrazzamento, sede dell’originario giardino prima della realizzazione del parco, il terreno verso mezzogiorno non digradava naturalmente ma scendeva alla quota più bassa mediante due terrazzamenti sostenuti da alti muri di contenimento. Il Rovelli mantenne tali strutture preesistenti  arricchendole  di rivestimenti in pietra ed elementi decorativi tali da  renderle  omogenee con il restante apparato decorativo. Più a Est realizzò invece nuove strutture murarie di contenimento che definì ” muri speciali in forma di scoglio , scogliera” così concepiti al fine di ottenere  “il più artistico rustico.”

Le aree a valle dell’edificio  furono quelle maggiormente strutturate dal punto di vista scenografico  attraverso l’uso coordinato  di manufatti  e di elementi vegetali nella ricerca di una “artificiosa naturalità”, in sintonia  con la moda e il gusto dell’epoca.

L’elemento “acqua”, indispensabile all’interno di un giardino  per il suo apporto vivificante e sonoro,  fu introdotto dal Rovelli sotto forma di lago, ruscello, cascata  nel vasto sistema idrico superficiale .

Tale sistema  fu  articolato  in una serie di piccoli bacini digradanti collegati  da brevi “ruscelli” al cui interno l’acqua discendeva tumultuosamente nel primo tratto, fra rocce spigolose che ne definivano i  margini al fine di conferirgli un aspetto il più realistico e naturale possibile. Nella parte mediana del sistema invece  l’acqua si “allargava”  in bacini più ampi  rallentando il proprio moto e creando una pausa prima della scrosciante conclusione del suo corso nella breve cascata  posta più a valle a lato di una “grotta” artificiosamente concepita per sottopassare il viale principale d’accesso.

L’effetto di estrema naturalezza del sistema fu rafforzato dalla  disposizione  di alberi ed  arbusti al contorno del tracciato d’acqua  utili a sottolinearne l’andamento irregolare delle sponde , ricreando un ambiente ombroso  e ricco di frescura .

La “grotta passante”, strettamente connessa compositivamente al sistema idrico, ricreando un “antro” falsamente naturale determinava uno scenografico  collegamento con la parte “bassa” del giardino. Essa si poneva quale romantico preludio alla “scena rustica”  successiva, costituita dall’ampio lago dalle sponde irregolari e sinuose e dallo “chalet svizzero”, così detto per le sue forme rustiche e alpestri (elementi  compositivi  del giardino purtroppo non più esistenti).

Quest’ ultimo, collocato su una  breve collinetta posta a lato dello specchio  d’acqua, vedeva aprirsi ai propri piedi una vasta radura erbosa di forma allungata  definita ai margini da  numerose essenze esotiche di pregio. Tale radura dava l’avvio a quella parte  di giardino in cui era affidato esclusivamente agli elementi vegetali il compito di creare  ambientazioni  scenograficamente definite.

Completamente pianeggiante e a una quota molto inferiore rispetto alle restanti parti del parco, l’area risultava essere visivamente conclusa sul lato settentrionale  dai terrazzamenti di contenimento, che andavano a creare una poderoso “basamento” al castello, e dal “borgo medioevale” posto sullo sfondo  e  visivamente collegato all’edificio padronale dalle “mura” contraddistinte dalla “garitta di avvistamento”.

Il borgo, costituito da un agglomerato d’edifici preesistenti alla realizzazione del parco ed in tale occasione “rivestiti” d’elementi decorativi di gusto  medioevaleggiante (merlature, torrette, portali, ecc.) divenne grazie a quest’intervento, interessante più dal punto di vista scenografico che per il valore architettonico-decorativo, un elemento compositivo “forte” del giardino fondale di molte vedute  ed  elemento  di mediazione con le retrostanti aree  (lato ovest) destinate allora a coltivo.

Alle spalle della villa le strutture a sostegno del terrazzamento sede del primitivo giardino, ridotte a una teoria di fornici rivestite in pietra e coronate da balaustrate con sottostanti archetti pensili in cotto su peducci, ospitarono una serie di vani voltati. All’interno di essi trovarono posto una voliera, le scale di raccordo tra terrazzamenti, spazi di servizio e le grotte. Queste ultime poste nella zona centrale, andarono ad arricchire l’apparato architettonico – decorativo del parco. All’interno di esse la ricerca di naturalità fu attuata attraverso l’uso di elementi lapidei disposti, nelle cavità di cinque nicchie, in modo tale da ricreare realistiche superfici rocciose alle quali il contatto con l’acqua conferiva un aspetto maggiormente naturale.

Le serre sorsero per scelta non solo funzionale ma anche compositiva sulle aree poste in prossimità della chiesa parrocchiale. I nuovi volumi contraddistinti anch’essi da codici decorativo-formali evocativi del passato contribuirono a mediare il rapporto visivo con preesistenze architettoniche esterne al parco, assumendo in un caso la funzione di “quinta”, su edifici già esistenti che male si legavano con la composizione del giardino, e nell’altro di “fondale” per uno spazio definito da alti muri di recinzione che lo avrebbero altrimenti reso angusto e  formalmente poco qualificato.

La reviviscenza stilistica di ispirazione medioevale ed il richiamo alla manualistica  furono  messi in atto anche negli edifici da giardino più minuti quali la “cappelletta della Madonna”, il piccolo padiglione ad essa adiacente, la capanna rustica (oggi non più esistente) e negli elementi decorativi e di arredo.

Particolare cura fu impiegata  inoltre nella realizzazione delle aree pavimentate , risolte con l’uso di ciottoli di mare bianchi e neri disposti a creare motivi floreali particolarmente ricchi come all’interno delle grotte o geometricamente articolati come nella decorazione pavimentale collocata attorno alla vasca posta sul fronte della villa. Sempre in ciottoli furono realizzate le canalette di raccolta delle acque piovane, poste ai lati dei vialetti in ghiaino, che con il loro rapporto bicromatico “disegnavano” e sottolineavano l’andamento sinuoso dei percorsi.

Gli elementi vegetali, componenti primarie anch’essi della composizione  del parco, furono diversamente utilizzati nella logica di un  preciso intento progettuale. Introdotti nelle specie caratterizzanti oramai la tipologia di giardino adottata, furono disposti in modo tale da creare,  unitamente ai manufatti,  particolari ambientazioni.

In epoca più tarda, rispetto alla sua data di realizzazione, il parco fu arricchito  per volere della marchesa  Matilde Negrotto Cambiaso in quel momento proprietaria di una nuova serra caratterizzata da forme più monumentali di quelle delle serre precedentemente realizzate, che fu inaugurata nell’anno 1931.

L’architetto Lamberto Cusani, incaricato della progettazione, pensò l’edificio traendo ispirazione da esempi ottocenteschi francesi ed inglesi di serre in ferro e vetro .

Egli  ripropose quindi una  tipologia  che, essendo trascorsi circa cento  anni dalla sua “invenzione”  e “sperimentazione”, non rappresentava  più  una ” novità tecnologica”, ma nonostante ciò manteneva in se la capacità di suscitare  “emozioni percettive”  dovute all’originale spazialità architettonica  che la caratterizzava  aperta al dialogo con l’ambiente arboreo circostante  con il quale tendeva a fondersi attraverso la materialità inconsistente di parte degli elementi costitutivi.

La retrostante quinta arborea formata da cipressi e tassi contribuiva attraverso il verde cupo del fogliame a farne risaltare, allora come oggi, la morbidezza del profilo che dall’alta cupola centrale discende nelle due simmetriche ali laterali. L’interno, fortemente caratterizzato dalla regolare scansione degli elementi strutturali in ferro e dalla trasparenza del materiale di tamponamento, fu arricchito da una ricca decorazione in forme più naturali, fatta di tralci e cornucopie, utile a creare una sorta di trina sulle pareti vetrate poste tra il vano centrale e le ali laterali. Anche all’esterno le partiture strutturali erano artefici di geometrici motivi decorativi, accanto ai quali risaltavano gli andamenti più liberi e sinuosi delle ringhiere, degli elementi di coronamento ed il ricco gioco di tralci, artistico sostegno degli stemmi di famiglia, posto sulle specchiature del cupolato vano centrale

Breve itinerario botanico.

Piantina Parco Negrotto Cambiaso Arenzano

 

 

Legenda

  • Accesso al parco
  • Punti di visuale panoramica
  • Assi visivi principali
  • A       Villa
  • B       Borgo “medioevale”
  • C       Edificio di servizio
  • D       Serra ottocentesca
  • E       Serra in vetro e ferro
  • F       Sistema idrico superficiale
  • G       Grotta passante
  • H       Grotte
  • I        Cappelletta
  • L       Padiglione

Elementi non più esistenti

(vengono indicati a tratto non continuo i ricostruiti ingombri planimetrici)

  • a        Chalet “svizzero”
  • b       Capanna rustica
  • c        Lago

Percorso botanico di visita

  1. Acero americano – Acer negundo
  2. Agave – Agave americana
  3. Araucaria – Araucaria araucana
  4. Bambù – Arundinaria simonii
  5. Bosso – Boxus sempervirens
  6. Camellia – Camellia japonica
  7. Cedro dell’Atlante – Cedrus atlantica
  8. Cedrus atlantica var. glauca
  9. Cedro del Libano – Cedrus libarli
  10. Cefalotasso – Cephalotaxus harringtonia
  11. Albero di Giuda – Cercis siliquastrum
  12. Cipresso di Lawson – Chamaecyparis lawsoniana
  13. Cipresso di Nootka – Chamaecyparis nootkatensis
  14. Palma di S. Pietro – Chamaerops humilis
  15. Palma azzurra – Erythea armata
  16. Canfora – Cinnamomum camphora
  17. Arancio – Citrus aurantium
  18. Limone – Citrus medica
  19. Cordiline – Cordyline stricta
  20. Crittomeria – Cryptomeria japonica
  21. Crittomeria – Cryptomeria japonica var. elegans
  22. Cipresso dell’Arizona – Cupressus arizonica
  23. Cipresso lusitanica – Cupressus lusitanica
  24. Cipresso – Cupressus sempervirens
  25. Cicas – Cycas revoluta
  26. Dasilirion – Dasylirion acrotrichum
  27. Eritrina – Eiytrina crista-galli
  28. Gelsomino – Jasminum nudiflorum
  29. Lagerstroemia – Lagerstroemia indica
  30. Libocedro – Libocedrus decurrens
  31. Liriodendro – Liriodendro!! tulipifera
  32. Livistona – Livistona chinensis
  33. Magnolia – Magnolia grandiflora
  34. Palma delle Canarie – Phoenix canariensis
  35. Abete rosso – Picea excelsa
  36. Pino di Aleppo – Pinus halepensis
  37. Pino domestico – Pinus pinea
  38. Platano – Platanus ibrida
  39. Leccio – Quercus ilex
  40. Rovere – Quercus petraea
  41. Sughera – Quercus suber
  42. Rododendro – Rhododendron ponticum
  43. Rosa – Rosa-banksiae
  44. Sequoia – Sequoiadendron giganteum
  45. Sofora – Sophora japonica
  46. Cipresso calvo – Taxodium disticum
  47. Tasso – Taxus boccata
  48. Tuia – Thuja plicata
  49. Tiglio – Tilia platyphyllos
  50. Palma – Washingtonia filifera
  51. Glicine – Wisteria sinensis
  52. Yucca – Yucca gloriosa

Due degli accessi principali al parco immettono su viali rettilinei. Il viale che conduce da via Sauli Pallavicino alla villa è costituito da giovani esemplari di Acer negundo ad impianto regolare affiancati da una leggera siepe in Lontana camara. Il secondo, quello che risale da piazza Allende il pendio su cui culmina l’edificio, è costituito invece principalmente da Quercus ilex e Pinus pinea con sottostante siepe conformata di Pittosporum tobira.

Il terzo accesso, sul lato ovest del parco, attraversa invece la piccola corte interna del “borgo medioevale” e prosegue per un breve tratto tra mura dalle quali si protende un annoso esemplare di Wisteria sinensis caratterizzato da tentacolari forme e da una spettacolare fioritura. Una spalliera di Citrus medica orna l’ultima parte del percorso sino a raggiungere il terrazzamento sul quale sorge l’edificio.

Antistanti il fronte principale della villa, disposte simmetricamente all’interno dell’aiuola-vasca ivi collocata, vegetano diversi esemplari di palme. Di tre diverse specie, si differenziano per dimensioni e portamento: la Livistona chinensis dall’altezza contenuta e dalle fronde palmate e frastagliate, la Phoenix canahensis e la svettante Washingtonia filifera. Completano la regolare distribuzione vecchi esemplari di Cycas revoluta. L’ingresso alla villa è invece incorniciato da due masse globose di Camellia japonica dalla scenografica fioritura primaverile.

Sul lato settentrionale della villa fioriscono invece le più annose Magnolia grandiflora del parco, il cui cupo e coriaceo fogliame contrasta con il verde più luminoso delle chiome degli esemplari di Cinnamomum camphora che ad esse si affiancano, costituendo una folta macchia arborea che per contrasto cromatico mette in risalto la possente mole dell’edificio. Raggiungendo successivamente il terrazzamento posto alle spalle della villa, dove è possibile godere di vedute su ampie porzioni di parco, si potranno osservare un bell’esemplare di Thuja plicata a lato del piccolo edificio ivi presente, una Lagerstroemia indica ed un piccolo esemplare di Cephalotaxus harringtonia che rappresenta una delle essenze di particolare pregio nel giardino per la sua scarsa diffusione all’interno dei parchi liguri (un altro esemplare è collocato nelle zona pianeggiante del parco). Vegetano qui inoltre un Picea excelsa, magnolie e numerosi lecci (Quercus ilex). In prossimità dell’edificio il piccolo gazebo si offre quale artistico supporto ad un esemplare di Rosa banksiae e ad un annoso Jasminum nudiflorum dalla precoce fioritura.

Lasciando il terrazzamento, tramite il percorso posto al suo estremo settentrionale, si raggiunge un vialetto di lecci formati al di là del quale è collocata la bella serra in ferro e vetro che risalta sul cupo fondale di Taxus baccalà e Cupressus sempervìrens posti alle sue spalle. Sul fronte regolari aiuole a prato definite da basse siepi di Buxus sempervìrens lasciano aperte le visuali sull’edificio, al cui interno era collocato un banano di considerevoli dimensioni. Percorrendo la scalinata posta in asse alla serra e svoltando a destra, lasciando sul lato a valle il grande esemplare di Cinnamomum camphora posto lungo il bordo della vasta area prativa e più sotto la quinta di Cedrus atlantica, si troverà dopo pochi passi l’imbocco di un minuto percorso che si addentra in una folta macchia arborea. Seguendo tale percorso, che costeggia ed interseca l’articolato sistema idrico superficiale, si incontreranno numerosi esemplari di Cupressus arizonica, un gruppo di pini domestici e sul bordo dell’ultima e più ampia vasca due Cedrus atlantica di dimensioni imponenti. Vari esemplari arbustivi ed arborei di minori dimensioni completano l’assetto vegetazionale di questa zona che, conseguentemente a differenti metodologie manutentive rispetto al passato ed a nuovi impianti, ha perduto quell’aspetto di maggior naturalità che in origine doveva caratterizzarla.

Costeggiando poi il bordo dell’anzidetta ampia vasca, dirigendosi verso la villa, si giungerà alla biforcazione del percorso ove è collocato un bell’esemplare di Cha~ maecyparis lawsoniana riconoscibile dalla particolare conformazione sinuosa del tronco. Risalendo il percorso che conduce verso l’edificio s’incontreranno, dopo la coppia di Cedrus atlantica nella varietà glauca, tre esemplari di differenti specie di particolare bellezza. Primo sulla sinistra un Dasylirion acrotrichum seguito da una Cordyline stricta ed infine sulla destra una Yucca gloriosa dalla bella fioritura color crema.

Se dalla suddetta biforcazione ci si avvia invece lungo il vialetto che discende il breve pendio si troverà, poco oltre la vasca dalle sponde irregolari con al centro l’erma bifronte, un bellissimo gruppo di Taxodium disticum detti anche cipressi calvi contraddistinti da un leggero fogliame e dall’interessante colorazione rosso-giallo-dorata in autunno. Si tratta di una specie che ama vivere in terreni molto umidi, addirittura paludosi, sviluppando delle radici aeree dette pneumatofori che uscendo dall’acqua gli forniscono ossigeno. Gli esemplari qui presenti, pur non vivendo con le radici sommerse nell’acqua, ma comunque in un terreno particolarmente umido, hanno sviluppato numerosi e ben visibili pneumatofori.

Nella valletta a lato, lungo le sinuose sponde dell’ultimo tratto del sistema idrico superficiale, vegetano numerosi esemplari di Cedrus atlantica. Li fronteggia un “boschetto” di canfore (data la predominanza in questa zona di tale essenza) e due grossi esemplari uno di Pinus halepensis e l’altro di Cedrus atlantica. Superata la grotta passante, si giunge alla zona pianeggiante del parco. Imboccando il percorso sulla sinistra, appena usciti dall’anzidetta grotta costeggiando una folta macchia costituita da palme, sughera, canfore si giunge in prossimità del gruppo dei platani (Platanus hibrida) i quali, pur non rappresentando una rarità botanica, colpiscono per le loro monumentali dimensioni. All’interno dell’area prativa si evidenziano alcuni esemplari di magnolie, di Cercis siliquastrum dalla prorompente fioritura rosa, un Liriodendron tulipifera caratterizzato in giugno da una fioritura gialla vistosa e profumata a forma di tulipano, una Cryptomeria japonica ed infine una Araucaria araucana, specie endemica del Cile dalla particolare corteccia bruna e rugosa con evidenti anelli orizzontali. Lungo il percorso, una folta macchia di Rhododendron

Le rarità botaniche.

Tra le specie di maggiore pregio, in quanto poco comuni in genere nei parchi liguri o addirittura rare, si possono annoverare la specie di bambù presente (Arundinaria Simonii), il cefalotasso, la varietà elegans della crittomeria, Cupressus lusitanica, Pittosporum tenuifolium, Taxodium disticum, Thuja plicata ed Erytrina cristagalli.

ponticum precede due monumentali esemplari che si fronteggiano, l’uno di Quercus suber verso il prato e l’altro di Quercus petraea.

Sull’opposto lato, lungo il bordo del grande prato di forma allungata, è disposto un esemplare di Cryptomeria japonica nella varietà elegans, essenza poco comune all’interno dei parchi liguri, purtroppo colpita da avversi eventi atmosferici che le hanno imposto l’inconsueto portamento.

Proseguendo in direzione Ovest, troviamo allineati al margine del percorso un Cupressus sempervirens, una Sophora japonica anch’essa “mutilata” nel suo portamento, un Chamaeciparis nootkatensis, una coppia di Cedrus atlantica ed una di Cupressus lusitanica; concludono l’infilata una canfora, un pino domestico ed una criptomeria le cui dimensioni denunciano un loro inserimento in tempi più recenti rispetto ai precedenti esemplari.

All’interno della fascia che costeggia il muro di recinzione non sono presenti specie di particolare pregio botanico in quanto già originariamente tale zona, come del resto tutte quelle poste sul confine del parco, era stata piantumata con essenze comuni utili alla creazione di una quinta continua e sempreverde. Le essenze preponderanti in queste aree di bordo risultano essere Laurus nobilis, Cupressus sempervirens, Quercus ilex, Pittosporum tobira, Pinus pinea. Giunti sullo slargo dove è collocata la grande vasca circolare, colpisce la monumentalità del Cedrus libani che si staglia sulla circostante vasta area prativa. Lo fronteggia un gruppo di quattro Libocedrus decurrens dal tronco slanciato da cui si dipartono rami sinuosi rivestiti di un frastagliato fogliame. Superati i libocedri si può scegliere di inoltrarsi nel fitto “palmeto”, composto principalmente da Phoenix canariensis e da Chamaerops humilis dallo stipite peloso (si distingue dal gruppo un bell’esemplare d’Erythea armata o palma azzurra per il colore delle foglie palmate a ventaglio e con lunghi spadici decombenti con fioritura gialla, visibile aggirando il gruppo dalla parte superiore), oppure di affrontare il percorso che risale il pendio lungo il quale è disposto un bell’esemplare di Eritryna cristagalli dalla particolare fioritura in racemi di color rosso intenso. Vecchi esemplari di agavi accompagnano la risalita sino a raggiungere il terrazzamento posto a livello dell’accesso alla villa, e da qui affacciandosi verso Sud si potrà osservare l’ampio agrumeto.

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